e(5)_Utilizzo di mezzi di protezione anti-X per il paziente in radiologia: pratica da rivalutare?

F. Ghirardini, I. Rigott e A. Fracchetti

Polo Universitario delle Professioni Sanitarie ”Claudiana”, Via L. Böhler 13, 39100 Bolzano, Italia
Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, Servizio Aziendale di Fisica Sanitaria, Via L. Böhler 5, 39100 Bolzano, Italia

Introduzione:

Gli effetti delle radiazioni ionizzanti incominciarono ad essere studiati agli inizi degli anni ’50. Da quel momento in poi venne raccomandato l’utilizzo di protezioni contro le radiazioni ionizzanti affinché gli effetti delle radiazioni potessero essere diminuite. In questo periodo aumentarono le preoccupazioni riguardo i danni ereditari e, di conseguenza, aumentò l’utilizzo di protezioni gonadiche anti-X in radiologia. Le nuove raccomandazioni internazionali hanno dimo-strato come il beneficio dato dall’utilizzo delle schermature sulle gonadi del paziente in radiologia sia minimo.
Lo scopo dello studio è la rivalutazione dell’utilizzo di protezioni anti-X sui pazienti in radiologia tradizionale e tomografia computerizzata.

Materiali e metodi:


Per confrontare l’utilità delle protezioni anti-X è stata misurata la radiazione diffusa utilizzando fantocci, in modo da simulare i vari distretti anatomici, e camere a ionizzazione. Inoltre, è stata misurata la variazione percentuale del prodotto dose area (DAP) e dell’indice di dose TC volumetrico (CTDIvol) nel momento in cui le schermature interferiscono con i sistemi automatici di esposizione (AEC).

Risultati:

Se la protezione anti-X scivola nel campo di vista (Field of View, FOV) o nello scanogramma (scout), gli indici dosimetrici aumentano dell’ordine del 30%.
Se la radiazione secondaria si propaga all’interno del corpo, la protezione offerta dalla schermatura anti-X rimane trascurabile o rischia di interferire con il funzionamento dell’AEC.
Se la radiazione secondaria si propaga all’esterno del corpo, ad esempio in aria, la protezione offerta dalla schermatura anti-X è alta.

Conclusioni:

Lo studio dimostra la necessità di rivalutare l’utilizzo delle protezioni anti-X. Occorre porre particolare attenzione al loro posizionamento, soprattutto se usati assieme all’AEC.
In generale, la schermatura anti-X risulta utile nel momento in cui la radiazione secondaria raggiunge i tessuti radiosensibili dall’esterno del corpo.
La sua utilità, al contrario, diminuisce drasticamente quando la radiazione secondaria si propaga prevalentemente all’interno del corpo.

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