Oggi AITeRTC incontra: Licia Usai


Licia è laureata in Scienze Naturali con un dottorato in Paleoantrolopologia e Patocenosi. Nel 2004 consegue il titolo di Tecniche di Radiologia Medica, per Immagini e Radioterapia, per aggiungere un ulteriore tassello alla sua professionalità.
LICIA, IN COSA CONSISTE IL TUO LAVORO DA ANTROPOLOGA?
Mi occupo dello scavo, del recupero specialistico e dello studio in laboratorio dei ritrovamenti scheletrici umani antichi (homo sapiens sapiens) inumati e incinerati.
Ho partecipato ad una missione in Libia che aveva come oggetto di studio una necropoli romana e in Albania per studiare un’area cimiteriale medievale. In entrambe i viaggi, il materiale scheletrico recuperato è stato sottoposto ad uno studio antropologico fisico per diagnosticare il sesso e l’età alla morte. Sono stati inoltre raccolti rilievi metrici e morfometrici ed è stata eseguita l’osservazione autoptica degli esiti ossei, delle alterazioni legate alle attività lavorative e delle patologie sofferte dagli individui durante la loro vita.

Inumati:
Aspetto dei resti inumati (Phoinike, Albania fase di studio resti sepoltura
medievale)
QUANDO INDOSSI LE VESTI DELLA RICERCATRICE ANTROPOLOGA, CHE DIFFERENZA FA RITROVARE SCHELETRI INUMATI O INCINERIZIONI?
Il ritrovamento di uno scheletro inumato, più o meno completo, consente lo studio e la rilevazione di dati quantitativi e qualitativi più numerosi ed affidabili, che permettono di risalire ad aspetti paleodemografici, al livello socioeconomico e allo “stato di salute” del campione. Nel caso di resti incinerati, invece, lo studio antropologico classico è limitato dagli effetti micro e macroscopici della combustione (frammentazione, deformazione e perdita di volume), offrendo tuttavia un importante contributo informativo sulle tecniche di realizzazione e sulla gestualità rituale della pratica incineratoria.

Cremati:
Aspetto frammentato dei resti incinerati (Phoinike, Albania – S5 Tomba 3, Femmina adulta)
PER LA DATAZIONE DI UN REPERTO UTILIZZATE ANCHE IL CARBONIO-14 (14C)?
La datazione con il 14C si basa sul decadimento radioattivo dell’isotopo instabile del Carbonio, che inizia alla morte dell’individuo. L’indagine viene richiesta a Laboratori specializzati ed è ottenuta mediante Spettrometri di Massa con Acceleratore (AMS). Le ossa inumate risultano più idonee alla valutazione mediante 14C, ma anche quelle cremate possono essere sottoposte al medesimo test. Infatti, quando l’osso viene sottoposto a temperature superiori ai 600°C, l’apatite (porzione minerale dell’osso) viene convertita in carbonato osseo, che può essere datato.
QUALE RUOLO ASSUME LA TC E QUALE VALORE AGGIUNTO APPORTA NELLO STUDIO DEL REPERTO?
In generale, la Diagnostica per Immagini svolge un ruolo rilevante negli studi antropologici e soprattutto nella definizione approfondita delle analisi paleopatologiche. In particolare, la TC permette di acquisire numerose informazioni non invasive sull’anatomia e sulla morfologia delle strutture interne dei volumi corporei.
La TC viene maggiormente utilizzata nello studio di resti mummificati o imbalsamati (tipo le mummie egizie), mediante ricostruzioni multiplanari (MPR) e di volume (3D Volume Rendering).
La valutazione non distruttiva mediante Tomografia Computerizzata consente la scomposizione del reperto, senza rovinarne l’integrità. Le informazioni ricavate possono riguardare i processi di imbalsamazione, le patologie traumatiche, i tumori dei tessuti molli, le calcificazioni, gli esiti di fratture, i crolli vertebrali, ma anche misurazioni antropometriche per la diagnosi del sesso e dell’età alla morte.
Tuttavia, il ruolo cruciale della apparecchiatura TC in ambito forense è alimentato in prima istanza dalle ricostruzioni 3D: esse permettono la navigazione virtualmente attraverso le cavità corporee realizzando la cosiddetta “autopsia virtuale o virtuoscopy”, per stabilire la causa della morte e la morfologia delle eventuali lesioni. Un’applicazione interessante è anche la ricostruzione facciale tridimensionale per risalire all’identità del soggetto in caso di cadavere parzialmente decomposto o scheletrizzato.

TC VR:
Volume Rendering ricostruzione della superficie esterna e interna del calvario con evidenza della lesione mortale da arma da taglio (Civita di Tarquinia, Maschio adulto, VIII sec. d.C)
DOPO L’ACQUISIZIONE TC DEL REPERTO, VIENE ESEGUITO ANCHE UN POST-PROCESSING SULLE IMMAGINI?
Sì, come già detto, gli algoritmi di post-processing più utilizzati riguardano le ricostruzioni MPR e 3D Volume Rendering, che permettono di isolare i diversi elementi costitutivi del reperto. In alcuni casi possono essere utili anche le ricostruzioni MIP, per visualizzare elementi ad elevato coefficiente Hounsfield (HU), quali calcificazioni oppure oggetti metallici inclusi nei tessuti e non valutabili diversamente.
Inoltre, per risalire all’età di mummie di individui giovani, le immagini dello scheletro vengono rese in 3D per permettere la misurazione delle ossa lunghe; oppure, nel caso della resa volumetrica del massiccio facciale (mascellare e mandibola), si può valutare lo stadio di maturazione e dell’eruzione dentaria, seguendo apposite tabelle di riferimento.

RX Strie di Harris:
Radiografia della porzione distale di tibia dove si evidenziano 2 strie sclerotiche.
ANCHE LA RADIOLOGIA TRADIZIONALE TROVA IMPIEGO IN CAMPO FORENSE?
Certo. La metodica tradizionale (RX) permette una prima valutazione di grande qualità dell’immagine scheletrica e si configura come il primo passo per lo studio delle patologie ossee.
Per lo studio radiografico, le ossa vengono posizionate secondo le proiezioni standard, ad eccezione di patologie che necessitano visualizzazioni specifiche. Pertanto, il lavoro del TSRM deve essere coadiuvato da quello dell’antropologo per un corretto posizionamento dei reperti per ottenerne una valutazione esatta.
Un’altra indicazione all’utilizzo della diagnostica tradizionale è la valutazione della presenza di Strie di Harris (nella parte distale della tibia). Queste strie sclerotiche rappresentano episodi di arresto della crescita ossea causate da malattie o da casi di malnutrizione.
In aggiunta, una radiografia del bacino ben eseguita potrebbe addirittura essere in grado di rivelare l’eventuale stato di gravidanza di un corpo non scheletrizzato al momento della morte. In questi casi, sarebbe necessaria una TC in seconda istanza, per studiare il feto senza sovrapposizioni e per permetterne le misurazioni1.

TC Mummia:
Acquisizione sul piano assiale con visualizzazione dell’interno dell’involucro della mummia (Resti di un bambino, Fardos funerario andino, XII sec. d.C.).
QUALE PERCORSO FORMATIVO DOVREBBE INTRAPRENDERE UN TSRM CHE VOLESSE AVVICINARSI AL MONDO DELLA PALEOANTROPOLOGIA?
Esistono dei Corsi di Perfezionamento che erogano una formazione di base in ambito antropologico. Tuttavia, a mio parere, il TSRM non possiede le conoscenze di base adeguate ad una attività così specifica; tali nozioni, tra l’altro, sono fornite soltanto da una laurea specifica. Pertanto, il solo laureato in Tecniche di Radiologia difficilmente possiede un profilo completo spendibile nel campo della paleoantropologia, soprattutto per la mancanza di competenze nella rielaborazione dei dati ricavati dagli esami radiologici. Uno scenario ideale per un TSRM interessato a questo campo potrebbe essere un gruppo di ricerca universitario che si occupi di Paleoradiologia.
INFINE, RACCONTACI UN AVVENIMENTO DELLA TUA ESPERIENZA DA PALEOANTROPOLOGA CHE TI E’ RIMASTO IMPRESSO.
Il ritrovamento di uno scheletro è sempre un avvenimento di grande impatto emotivo e che deve ricordarci che ciò che abbiamo portato alla luce è stato prima di tutto un essere umano, che merita rispetto anche post-mortem.
In particolare, ricordo di uno scavo in cui abbiamo ritrovato lo scheletro di una ragazza di 17 anni con a fianco un feto a termine, mentre in un’altra occasione abbiamo ritrovato due scheletri adulti abbracciati.
1 W. Ejsmond, M. Ozarek-Szilke, M. Jaworski, S. Szilke. A pregnant ancient egyptian mummy from the 1st century BC, 2021, Journal of Archaeological Science, https://doi.org/10.1016/j.jas.2021.105371